Se le emozioni avessero un colore, l’anima di Malisa Longo sarebbe la tavolozza ideale. La sua pittura è un concentrato di vita, ed il colore, è lo strumento accessorio per raccontarne la sua essenza. Una vocazione, che fa parte del suo dna fin dagli esordi, a Venezia sua città natale, dove fa i primi passi come poeta e pittrice, frequentando atelier e pittori dell’Avanguardia sessantottina. Una passione la pittura che ha sempre coltivato, e resterà inalterata nel tempo, altalenando ad un un percorso artistico a tutto tondo, che la impone sia come attrice di successo, con più di 70 film all’attivo, sia come sceneggiatrice, regista, giornalista e scrittrice, con un escursione privilegiato nella poesia.
Una vena letteraria che inevitabilmente si intreccia con la sua arte pittorica, diventando veicolo di espressione dominante su cui lavorare ed abbandonarsi. Fra le varie forme pittoriche è soprattutto nel Figurativo e nell’Astratto che l’artista esprime tutto io suo temperamento.Tecniche diverse, che l’artista unisce con il filo invisibile della poesia, esprimendo, non sono sulla tela, ma che sulla pagina scritta i diversi colori dell’essere. Emozioni che prendono forma, vita propria, nella realtà del figurativo. Emozioni invece, che si perdono nell’irrealtà dell’Astrattismo, un lessico multiforme, che assume, di volta in volta, un percorso linguistico autonomo, che cambia, in relazione allo stato d’animo di chi vede l’opera. Un esercizio di stili che che Malisa Longo abilmente trasforma in materia e plasma sulla tela, sperimentando muove tecniche e accostamenti. E’ il mondo che la circonda il suo palcoscenico elettivo da cui attingere. Plastiche, colle, vetro, e altro, diventano parte integranti di un pentagramma cromatico, dove la fantasia supera l’immaginazione. L’astrattismo di Malisa Longo ci avvolge, ci abbandona alla riflessione, giocando con i nostri sensi, immergendoci in campi sconosciuti affollati da complesse partiture cromatiche. come le sue opere.
Non tutti hanno una profonda sensibilità per comprendere e per emozionarsi di fronte a un quadro astratto. Noi siamo fortemente legati alle immagini di cose reali che ci infondono sicurezza e certezze. L’astrattismo invece abbandona le convenzioni e si tuffa senza rete nell’inconscio, carpendone i meccanismi più sconosciuti, lasciando la libertà d’animo, come dice lo scrittore, giornalista e critico Enzo di Micco, in un articolo pubblicato nel suo blog:
L’idioma espressivo nella pittura di Malisa Longo sono le forme, i colori, le linee, che nell’ insieme costituiscono l’ illusione della realtà distinguibile, percepibile: “Astrattismo”. (…) L’emozione, dell’ arte di dipingere, di creare quel rapporto consolidale, a dir poco univoco, tra luce, spazio e tela. La sua capacità di accostare i colori nell’assoluta pienezza del cromatismo, diventa necessaria per la propria espressività, sia pure attraverso il principio di base che distingue l’astrattismo da altre discipline o teorie della pittura, fino a mettere in gioco i sentimenti, come l’amore, l’affetto, la passione. Un ricerca nel mistero dell’essere, ma anche un semplice alternarsi di emozioni, che si riflette in una purezza d’animo disarmante.
“ Cerco di emozionare me stessa con opere che ho già nella mente, ma se dopo averle realizzate non mi emozionano, cancello tutto, butto tutto via, e ricomincio da capo”.
Una passione che Malisa Longo ha continuato a coltivare partecipando agli appuntamenti annuali con i 100 pittori di via Margutta. e a varie Mostre di Pittura, per le quali è stata insignita di alcuni premi.